Saper patire con l’altro
Giovedì XIX Settimana del Tempo Ordinario
Ez 12,1-12 Sal 77 Mt 18,21-19,1
Chiedere “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?” può significare: fino a quando li dovrò sopportare? Oppure: come posso fare per amare, avere dei rapporti veri, fraterni? E Gesù risponde con la lezione della pazienza, del saper patire con l’altro. Il perdono è la forma più alta di giustizia, di amore, ma è anche quella più impegnativa perché chiede di abbassarsi, di cercare la bontà dell’altro, di lasciare le proprie ragioni. Il Signore Gesù è la fonte del perdono perché nell’umiltà è arrivato a lasciare tutto, perfino la sua divinità lasciandosi spogliare fino alla croce e patire! Anche i nostri atti di umiltà, frutto della pazienza, diventano segni visibili che veicolano il dono totale e gratuito del Signore che ha la forza e il potere di ristabilire la comunione dove noi l’abbiamo rotta.
Signore Gesù, donaci di comprendere la grandezza del Tuo perdono per saper creare e restituire legami di misericordia.
Dalla lettera ad un ministro [FF 235]
E questo sia per te più che stare appartato in un eremo. E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.
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