Il male sa bene quando arriva il bene
Mercoledì XIII Settimana del Tempo Ordinario
Am 5,14-15.21-24 Sal 49 Mt 8,28-34
“I due indemoniati uscivano dai sepolcri … furiosi”. Il male fa dimorare nei sepolcri, cioè nella morte. La parola “sepolcro”, in greco, ha la stessa radice di “memoria”. L’uomo vive nella memoria di essere mortale e fragile. Questo lo fa temere, a volte infuriare: contro sé stesso e contro gli altri. Gesù viene a liberarci da questa furia. Ci guarisce dalla memoria di morte e ci restituisce una memoria grata e piena di speranza. Ci annuncia la buona notizia che siamo figli infinitamente amati, destinati ad una gioia senza misura. Nel Vangelo, gli esorcismi avvengono sempre in contesti di grande agitazione e trambusto. Poi tutto si acquieta. L’uomo fa resistenza al bene; il male, infatti, sa bene quando arriva il bene. Spesso il Signore deve fare forza per trarci alla luce. Ma poi, se aderiamo sinceramente al suo agire dentro di noi, tutto si acquieta.
Donami, Signore, la certezza che la tua Parola non viene mai a “tormentarmi”, ma a trarmi alla chiarezza, alla verità e alla gioia.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1670]
Quando arrivarono ad Arezzo, l’intera città era in preda allo sconvolgimento e alla guerra civile, giorno e notte, a causa di due fazioni che si odiavano da lungo tempo. Francesco (…) gli parve di vedere che i demoni esultassero di quanto accadeva e incitassero tutti gli abitanti a distruggere la loro città con il fuoco e altri mezzi pericolosi. Perciò, mosso a compassione di quella città, si rivolse a frate Silvestro, che era sacerdote, uomo di Dio di grande fede, di stupenda semplicità e purità, ch’egli venerava come santo, e gli disse: “Va’ dinanzi alla porta della città e a voce alta comanda ai demoni che escano tutti da questa città”. Frate Silvestro si alzò e andò davanti alla porta della città, dove ordinò a gran voce: “Lodato e benedetto sia il Signore Gesù Cristo! Da parte di Dio onnipotente e in virtù della santa obbedienza di Francesco, io comando a tutti i demoni di uscire da questa città!”. E per la misericordia di Dio e la preghiera di Francesco, avvenne che gli abitanti di Arezzo tornarono poco dopo a pace e concordia.
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