Sabato 13 giugno 2020, S. ANTONIO DI PADOVA
Dal Vangelo
Marco 16, 15-20
In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
Dalle Fonti
1 Celano 77: FF 456
Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre. In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba. Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello: “Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti, doveva proprio apparire come quell’umile creatura. Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni”.
Alla vita
Una missione senza confini, senza barriere, entrare nell’offrirsi di Dio a tutta la creazione: ecco la via che il Signore dischiude a uomini fragili, ancora scossi dagli eventi della Pasqua, uomini che sono stati preda della tentazione alla fuga e del dubbio. La fiducia di Dio ci rende capaci di vivere l’impossibile, di lasciare tutte le nostre certezze, di vivere una “misura alta”, non per essere una élite di “bravi”, di “migliori”, ma per amare in ampiezza, per assomigliare sempre più all’amore di Dio che ci dilata vedute e cuore, insegnandoci come a Francesco i particolari della compassione.
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