Non giudicare, voce del verbo perdonare
Lunedì XII Settimana del Tempo Ordinario
2Re 17,5-8.13-15a.18 Sal 56 Mt 7,1-5
Pagliuzza e trave richiamano la sproporzione tra il rapporto dell’uomo con Dio e quello con il fratello: davanti a Dio ciascuno di noi è sempre debitore. Per questo nella correzione fraterna gli atteggiamenti di giudizio e condanna sono assurdi e, in definitiva, ridicoli.
La vera correzione fraterna, che è uno strumento necessario e prezioso per crescere, può avvenire solo quando chi corregge lo fa dal basso della sua piccolezza, riconosciuta e accolta.
Non giudicare significa non condannare e, positivamente, “perdonare”. Se ci mettiamo con sincerità davanti al Signore e ci lasciamo guardare e amare da Lui, impariamo a guardarci fra noi con i suoi occhi. Il Signore Gesù, il solo che potrebbe condannarci, sceglie di piegarsi ai nostri piedi e avere misericordia di noi, e sempre accompagna la verità che ci corregge con la carità del perdono. Solo imitando Lui possiamo essere veri fratelli, che correggono solo dopo aver perdonato, guidati non dal giudizio ma dalla carità.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Dalla Regola di Santa Chiara [FF 2809-2810]
Si guardino le sorelle da ogni superbia, vanagloria, invidia, avarizia, cura e sollecitudine di questo mondo, dalla detrazione e mormorazione, dalla discordia e dalla divisione. Siano invece sempre sollecite nel conservare reciprocamente l’unità dell’amore vicendevole, che è il vincolo della perfezione.
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