Elezione
Martedì X Settimana del Tempo ordinario
1Re 17,7-16 Sal 4 Mt 5,13-16
Questa Parola di oggi, così conosciuta, non smette di interpellarci.
Ci viene detta la nostra identità: sei sale, sei luce. È sempre bello sapere chi siamo, per di più se è Parola di Dio. Poi, se entriamo in essa, capiamo che la nostra identità non è autonoma ma, per sua natura, è relazione e servizio. Il sale e la luce hanno senso nello sciogliersi per una altra cosa e nell’illuminare altro da sé, nella giusta misura. Vale a dire: noi viviamo la nostra identità se siamo capaci di far trovare gioia nella vita degli altri, se insaporiamo la vita degli altri attraverso il nostro amore libero. Quante volte noi vogliamo essere noi stessi a partire da noi stessi e la luce non si fa… Gesù ci dice che siamo noi stessi solo a partire dal servizio che facciamo ad un altro. Il sale si deve sentire, la luce deve essere vista: l’amore deve essere visibile nelle mie opere che – bellezza della libertà – diano gloria ad un Altro. Viene spontanea la domanda: come si fa ad espropriarsi così? Chi ce la fa? La vedova del libro dei Re ci illumina: siamo poveri, abbiamo poco, ma nostra forza è agire secondo la Parola. Nessuno è autonomo, non siamo noi che siamo bravi: dobbiamo solo appoggiarci alla forza di Dio e attingere alla sua luce, in modo che i nostri atti di servizio siano atti di fede in Lui, che ci affida una missione personale.
Dio, tu che sei luce, chiedi a noi di somigliarti: ci affidiamo a te.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 383]
Uomini e donne, chierici e religiosi accorrevano a gara a vedere e a sentire il Santo di Dio, che appariva a tutti come un uomo di un altro mondo. Persone di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo. La presenza o anche la sola fama di san Francesco sembrava davvero una nuova luce mandata in quel tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre che avevano invaso la terra.
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