Domenica 28 giugno 2020, XIII TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 10, 37-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per se la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perche è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Dalle Fonti
1 Celano 86: FF 470
E ogni volta che diceva “Bambino di Betlemme” o “Gesù”, passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. Vi si manifestano con abbondanza i doni dell’Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno torno a casa sua pieno di ineffabile gioia.
Alla vita
Il Vangelo di oggi non invita certo a rinnegare gli affetti più cari, i legami famigliari, ma ci provoca senza mezze misure a uscire da un cristianesimo infantile: occorre infatti avere il coraggio di operare i tagli che fanno crescere in autonomia, in capacità di assumere la responsabilità della propria relazione col Signore. Non è adeguato alla logica del Regno chi è tutto concentrato a rassicurare la propria vita, chi non osa correre i rischi dell’amore. Si tratta certo di una crescita dolorosa: Francesco d’Assisi l’ha vissuta, abbracciando anche a costo dei legami più preziosi la via che il Signore gli aveva fatto germogliare in cuore. Non “contro”, ma “per”. Crescendo Francesco non solo diventa sempre più figlio di Dio, ma in qualche modo anche “madre” del Figlio, capace di generarlo e di farlo vivere. Più del nostro affetto possiamo donare agli altri di amarli guidati e sostenuti da un Amore “piccolo”, vicino, e infinito.
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