Mt 5,43-48

Che cosa fate di straordinario?

Che cosa fate di straordinario?

Martedì XI Settimana Tempo Ordinario
1Re 21,17-29     Sal 50   Mt 5,43-48

Gesù è tremendamente chiaro nel chiedere una cosa che a noi suona come una esagerazione, in quanto supera la giustizia: «amate i vostri nemici». Eppure è questo «straordinario» che ci attira, perché il volto vero di Cristo si è mostrato a noi proprio in questo atteggiamento. Questo vale solo se siamo onesti con noi stessi e riconosciamo che questi nemici di cui parla il vangelo siamo anche noi, che spesso sbagliamo e abbiamo bisogno di un amore così. Ma mentre l’attendiamo per noi, ci risulta difficile compierlo verso gli altri. Come si fa a rispondere al male con l’amore? Come si fa ad essere «perfetti» così? Ci aiuta proprio questa esortazione di Gesù. Essere perfetti non significa dire: io decido di perdonare, io decido di pregare per chi mi fa del male. Questo è buono, ma nasconde un inganno: significa essere autoreferenziali, dando al cammino del perdono poca strada. Essere perfetti significa essere figli del Padre. La mia capacità di pregare per chi mi ferisce, di perdonare chi mi fa del male nasce dal mio rapporto con il Padre. Quando voglio perdonare chi mi ha ferito, lo sguardo non è su di lui ma a come mi ama Dio, alla pazienza che ha con me, al perdono che dona a me. Noi arriviamo all’altro, all’amore straordinario per l’altro, solo attraverso il nostro rapporto di figli con il Padre: più «straordinario» è, più sarà possibile l’impossibile per noi.

Padre, insegnaci a dire da figli: «perdona loro».

Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano  [FF 329-330]
Deplorava i suoi gravi peccati, le offese fatte agli occhi della maestà divina. Le vanità del passato o del presente non avevano per lui più nessuna attrattiva, ma non si sentiva sicuro di saper resistere a quelle future. (…) Un giorno finalmente, dopo aver implorato con tutto il cuore la misericordia divina, gli fu rivelato dal Signore come doveva comportarsi. E fu ripieno di tanto gaudio da non poterlo contenere e da lasciare, pur non volendo, trasparire qualcosa agli uomini.

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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