La gioia del frutto
Venerdì VI Settimana di Pasqua
At 18,9-18 Sal 46 Gv 16,20-23
Santa Rita da Cascia religiosa, memoria
Il Vangelo di ieri parlava di tristezza e di gioia. Oggi anche di dolore e di gioia. Il dolore lo sperimentiamo certamente quando arriva, senza cercarlo, ma possiamo anche negarlo. Il dolore, poi, è anche una scelta, quando decido di stare o addirittura entrare dentro le situazioni faticose. Cosa spinge a questo? L’amore, la dedizione, la promessa del di più. Dolore del parto e gioia della vita: paragone comprensibilissimo, perché sono due momenti legati indissolubilmente. La gioia del frutto fa dimenticare il dolore sperimentato quando è veicolo di quel frutto. È come il seme che muore e genera vita! Generare vita comporta sempre un dolore, un rompersi, una potatura. È la speranza che ci fa sopportare la mancanza e la morte; è la speranza che ci permette di donare e attendere. Nella relazione con il Signore siamo chiamati a stare, a volte anche sperimentandone l’assenza, continuando a credere, ad amare nella speranza. Lui è lì che ci aspetta donandoci oggi la gioia. Ma anche indicandoci che il frutto più duraturo sarà quello dell’eternità, dove potremo contemplare il Suo volto … E allora ci sarà gioia piena, gioia che nessuno potrà mai toglierci!
Signore Gesù, rendici discepoli capaci di portare frutto con la nostra vita.
Dalle lettere di Santa Chiara alla Beata Agnese di Praga [FF 2880]
Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai; se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi, e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita e diverrà famoso tra gli uomini.
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