Dignità del dimenticarsi
Martedì VII Settimana di Pasqua
At 20,17-27 Sal 67 Gv 17,1-11
San Filippo Neri, memoria
Gesù, prima della sua passione, invoca il Padre e rende preghiera quanto ha detto ai suoi discepoli. La densità di questa preghiera tocca la nostra vita, non solo perché prega per noi, si preoccupa di noi, ma anche perché ci ricorda dove sta la nostra dignità. Quanto spesso noi cerchiamo valore e riconoscimento, forse anche gloria, in cose misere, in apprezzamenti “davanti agli uomini” il cui effetto svanisce così presto da aver bisogno di cercarne ancora e ancora… senza mai essere veramente in pace.
Ascoltiamo Gesù: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. La gloria è presente in tutta la vita di Gesù, rivelata dai segni che compie, ma il tempo della piena manifestazione della sua dignità divina è l’ora, la Croce: qui l’amore di Dio è apparso in tutto il suo splendore. La vita eterna è assaporare già qui in terra tutto questo amore, è conoscere il Padre e il Figlio. L’incontro con Gesù ha donato a ciascuno di noi delle parole di vita eterna che non possiamo tacere: questa testimonianza è l’unico vero luogo di gloria. Ce lo ricorda san Paolo quando dice che nulla vale di più che dimenticare sé stessi e portare lieti qualche peso per vivere il servizio a noi affidato. Ce lo ricorda san Filippo con il suo umore lieto e buono perché ha vissuto ogni cosa davanti al Padre e gioendo di farlo conoscere.
Gesù tu sei glorificato in noi: donaci comprensione profonda di questo mistero e insegnaci a pregare.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1660]
Il servo di Dio simile a una tavola dipinta, non deve riferire nulla a se stesso l’onore e la gloria vanno resi a Dio solo, mentre a se stesso egli attribuirà vergogna e dispiacere.
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