Tutti nella stessa barca
Sabato III Settimana di Quaresima
Os 6,1-6 Sal 50 Lc 18,9-14
Il profeta Osea sembra parlare della risurrezione quando dice: “Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare” (Os 6,2). La conversione è davvero un evento “pasquale”, un passaggio da morte a vita. Devo morire a me stesso per scoprire e accettare in me quell’intima presunzione che mi fa giudicare l’altro, l’arroganza che mi rende troppo sicuro di me, in piedi, a un passo davanti agli altri. C’è da vivere una morte dolorosa, necessaria, che è però sempre preludio di novità e di pienezza, di gioia e di libertà. Ci sono momenti in cui queste oscurità del cuore emergono con più chiarezza, in cui il giudizio del Signore sorge come luce (Os 6,5). Benedetta questa luce che mi permette di invertire la rotta e rimettermi in cammino!
Signore, Tu mi dai sempre la possibilità di ritornare a Te. La luce di verità che getti sulle mie miserie mi fa sentire solidale con i fratelli, povero tra i poveri. Sono “nella stessa barca” con tutti gli altri. Insieme a loro, umilmente, posso rimettermi in cammino. Grazie Signore, perché alla fine scopro sempre che Tu ti eri già incamminato verso di me.
Dalle Testimonianze successive, di Giacomo da Vitry [FF 2257]
Sta scritto: Chi si umilia sarà esaltato. Quanto più uno si umilia in sé stesso, tanto più viene esaltato presso Dio. Quanto ai propri occhi e davanti agli uomini i santi sono minori, tanto davanti a Dio sono maggiori. Per questo un eremita che domandava chi avrebbe potuto evitare i lacci di cui è pieno il mondo, ricevette questa risposta: solo l’umiltà. Il primo grado per acquistare l’umiltà è riflettere a ciò che non hai; il secondo, che non hai nulla da te stesso; terzo, potresti perdere ciò che hai. Nel primo ti scopri imperfetto; nel secondo, che tu non hai nulla di proprio. Nel terzo, temi la rovina e il laccio.
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