Alla ricchezza, non attaccare il cuore
Giovedì II Settimana di Quaresima
Ger 17,5-10 Sal 1 Lc 16,19-31
La liturgia ci invita ad un esame di coscienza: abbiamo il cuore attaccato al Signore? Siamo capaci di attenzione agli altri?
Nella vita evangelica, povertà e ricchezza sono due categorie che influiscono nelle nostre relazioni.
Chi può dire di non tenere a nessuna ricchezza? Siamo spesso preoccupati di noi stessi, del nostro star bene, dei nostri interessi … La vera privazione, la più importante agli occhi di Dio, è quella che libera il nostro cuore dall’egoismo e lo apre agli altri. Così prepariamo per noi stessi un posto nel regno di Dio, che appartiene ai poveri. Le Scritture ci insegnano come vivere l’esperienza terrena al cospetto di Dio e ci insegnano a cambiare il nostro cuore. Solo il “come” abbiamo vissuto ci apre o no alla vita piena e soprattutto alla vita eterna.
Signore Gesù, in questo tempo privilegiato, converti il nostro cuore alla carità concreta.
Da Sacrum commercium [FF 1959]
Fra le altre insigni e preclare virtù, che nell’uomo preparano un luogo adatto all’abitazione di Dio e mostrano una via migliore e più rapida per camminare e giungere fino a Lui, la santa Povertà per sua natura si innalza su tutte e precede per grazia singolare i meriti delle altre perché è fondamento e custode di ogni virtù e a buon diritto il nome di lei occupa il primo posto fra le virtù evangeliche.
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