Osare la fede
Martedì IV settimana Tempo ordinario
2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4 Sal 85 Mc 5,21-43
Il vangelo ci presenta due persone che hanno in comune alcuni aspetti, primo fra tutti l’esperienza della fragilità, nella morte e nella malattia.
L’uno poi è capo della sinagoga e vede sua figlia morire, l’altra è una donna che nonostante abbia speso tutti i suoi beni, non vede miglioramenti per le sue emorragie.
Entrambi ci mostrano, infine, un atteggiamento di profonda coscienza del proprio bisogno e di grande umiltà che sa chiedere aiuto. Si rivolgono al Signore della vita, hanno fede, credono nella sua potenza che salva.
Nell’intreccio di questi due racconti, ricco di tanti significati, l’evangelista Marco in fondo sembra dirci che il vero malato, il vero “morto” è proprio colui che dimentica la sua profonda dipendenza dal Signore, l’unica che dà dignità all’uomo. La loro fede non è solo proclamata, ma la dicono attraverso gesti concreti: sanno osare con il Signore e nelle relazioni.
Signore, tendi l’orecchio, rispondimi. Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.
Dal Commento al Pater Noster [FF 268]
Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l’ampiezza dei tuoi benefici, l’estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
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