Credo, aiuta la mia incredulità
Lunedì VII Settimana del Tempo ordinario
Gc 3,13-18 Sal 18 Mc 9,14-29
Gesù ci insegna che solo la preghiera riesce a liberare dal male.
La preghiera non è tuttavia un insieme di parole da dire. È piuttosto aprire il cuore e stare alla presenza di Dio in umiltà, chiedendo a Lui senza pretese ciò di cui davvero abbiamo bisogno. Pregare è rivolgersi a Dio con la stessa fiducia con cui un bambino si rivolge al suo papà, sapendo che tutto è possibile a Lui, e che sempre la Sua è una volontà di bene. Questo apre il cuore dell’uomo alla guarigione, perché gli permette di accogliere in pienezza l’amore di Dio.
«Credo; aiuta la mia incredulità!». Con queste poche parole, il padre del Vangelo esprime la sua fede, chiede aiuto con fiducia e riconosce la propria fragilità. È una preghiera mite e sapiente, che tocca il cuore di Dio e porta un buon frutto.
Scrutami Signore e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità.
Dalla Lettera a tutto l’Ordine [FF 233]
Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.
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