Il tocco della sua misericordia
Sabato feria propria dell’11 gennaio
1Gv 5, 5-13 Sal 147 Lc 5,12-16
Non viene indicato il nome della città dove avviene questa guarigione. Forse perché è una città come tante, come le nostre, abitate da una folla anonima e indifferente, dove a volte la solitudine è più forte. L’uomo coperto di lebbra, anche se vivo, è già morto. Se passa in mezzo alla gente, deve dichiarare il suo stato, gridando “immondo!”, per evitare il contagio. Spesso, con l’esclusione, dichiariamo la condanna di chi è già ferito e sofferente. A volte infieriamo, tocchiamo l’altro con il giudizio, ferendolo ulteriormente. Gesù fa l’esatto contrario. Le sue mani non temono di toccare il male. Ciò che è limite, peccato, fragilità, esclusione, il Signore lo tocca. Lo redime, lo trasforma in un luogo d’incontro con Lui, di comunione, di guarigione, di vita nuova. Questa purificazione, Gesù “la vuole”. “Lo voglio” dice con determinazione: viene incontro alle nostre ferite, perché ci vuole vicini a Lui, puri e vivi.
Con il tocco della tua misericordia, Signore, guariscimi.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 763]
Amava con maggiore bontà e sopportava con pazienza quelli che sapeva turbati da tentazioni e deboli di spirito, come bambini fluttuanti. […] Oh, quanto è degna di compassione la nostra stoltezza! Non soltanto non rialziamo o sosteniamo i deboli, ma a volte li spingiamo a cadere. Giudichiamo di nessuna importanza sottrarre al Sommo Pastore una pecorella, per la quale sulla croce gettò un forte grido con lacrime. Ma ben diversamente tu, padre santo, preferivi emendare gli erranti e non perderli.
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