Se riesce a trovarla
Martedì II Settimana di Avvento
Is 40,1-11 Sal 95 Mt 18,12-14
Il racconto parabolico di Gesù si colloca nella tradizione biblica dove Dio è il pastore che si prende cura del gregge, il suo popolo, disperso nel tempo dell’esilio: «Gregge di pecore sperdute era il mio popolo…» (Ger 50,6). A differenza dei falsi pastori – re e capi del popolo – che hanno abbandonato il gregge nel tempo della prova, Dio si impegna a cercare la pecora sbandata (Ez 34,6.12.16). Lo conferma il profeta Isaia che ci porta un messaggio di consolazione e di giubilo: “come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto”. Il Dio che ci salva è vincitore potente e nello stesso tempo è pastore mite che abbraccia le sue pecorelle. La pecorella è simbolo del “piccolo”, e sappiamo che non si intende una categoria anagrafica, ma piuttosto esistenziale. È interessante quel “se riesce a trovarla”: certo Gesù parla di un uomo, quindi limitato. Pertanto non è detto che riesca a trovarla. A Dio tutto è possibile, ma a volte dobbiamo riconoscere che, più o meno liberamente, fuggiamo dallo sguardo di Dio. A volte possiamo essere noi che non ci lasciamo trovare…
Signore Gesù, donaci la libertà di essere piccoli capaci di accogliere il tuo amore.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 178/3]
Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita per le sue pecore, e pregò il Padre dicendo: «Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato nel mondo».
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