Né troppo alto né troppo lontano
Natale del Signore
Is 52,7-10 Sal 97 Eb 1,1-6 Gv 1,1-18
Il prologo di Giovanni è un testo alto, profondissimo che, nel giorno del Santo Natale, ci annuncia il mistero dell’Incarnazione. Tuttavia questo Vangelo tanto profondo ci dice che Dio si fa carne, carne della nostra carne. Gesù viene in una carne simile alla nostra, perché tra noi e Lui ci sia un incontro vero. È una verità difficile da accogliere: l’Altissimo, l’Onnipotente, tuttavia simile a noi. “Provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). “Se infatti non fosse della nostra stessa natura” dice Sant’Ippolito ”inutilmente ci avrebbe detto di essere imitatori suoi quale maestro; a noi, nati nella debolezza, inutilmente avrebbe comandato la somiglianza con lui”. Il mistero del Natale ci richiama ad una relazione reale con una persona da amare, da imitare: il Signore Gesù. Dio si fa vicino, presente, vivo accanto a noi. Reale come un piccolo bambino che ha bisogno di essere preso in braccio, accolto, custodito.
Signore Gesù, la nostra vita è il luogo dove Tu ti incarni e ti fai piccolo tra le cose piccole, visibile tra le cose concrete e visibili.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 467]
Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro.
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