Domenica 22 dicembre 2019, IV DI AVVENTO
Dal Vangelo
Matteo 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Dalle Fonti
Testamento di Santa Chiara 77-79: FF 2852-2853
Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 3,14), affinché, per i meriti della gloriosa santa vergine Maria sua Madre, del beatissimo padre nostro Francesco e di tutti i santi, lo stesso Signore, che ci ha donato di bene incominciare, ci doni ancora di crescere nel bene e di perseverarvi fino alla fine (cfr 2Cor 8,6.; 1Cor 3,6.). Amen. Questo scritto, perché sia meglio osservato, io lascio a voi, sorelle mie amatissime e carissime, presenti e future, in segno della benedizione del Signore, del beatissimo padre nostro Francesco e della benedizione della vostra madre e serva.
Alla vita
Gesù viene e porta la pace, ma non la quiete. La Parola del Signore per essere accolta ha bisogno del nostro sonno (abbandono e fiducia) per svegliarci, scuoterci dalle nostre sicurezze e rimetterci in cammino, per crescere nel bene fino alla fine. Occorre l’umiltà dell’ascolto e il coraggio della rinuncia. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza della rinuncia, anzitutto a noi stessi. Dio purifica e spesso fa crescere togliendo, non aggiungendo, come faremmo noi. Giuseppe accetta di camminare con Dio, obbedisce a Dio, rinunciando a fare la propria storia, diventa creativo e permette alla storia di Dio di proseguire il suo corso. Quel che Giuseppe ci insegna è che il possesso è il contrario dell’amore. Tutto quello che si vuole possedere, una cosa, una persona, un affetto, una relazione anche la più importante, quando la stringi in pugno, l’hai già persa, proprio per il fatto che la vuoi possedere. Quando sarai libero di perdere una relazione, un amore, riconoscendo che è un dono di Dio e appartiene a Lui, allora starai amando veramente.
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