Doni sepolti
Mercoledì XXXIII Settimana del Tempo ordinario
2Mac 7,1.20-31 Sal 16 Lc 19,11-28
L’ultimo servo ha tenuto la moneta “nascosta in un fazzoletto”. La parola greca, che qui è tradotta con “fazzoletto”, in realtà corrisponde a “sudario”. Lo stesso termine usato dall’evangelista Giovanni per indicare il telo che avvolgeva il corpo di Lazzaro. Come anche la parola che indica il telo ritrovato nel sepolcro del Getsemani, dopo la risurrezione. Questa analogia può forse aiutarci a cogliere più profondamente il messaggio di Gesù. La moneta consegnata al servo, donata per amore e nascosta per paura, viene riposta in un luogo di morte, potremmo dire, sepolta! I doni di Dio, rappresentati da queste monete, sono innanzitutto il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia, riversati in noi instancabilmente. Ma Dio desidera che sia un capitale investito, trafficato, speso bene, e non nascosto per pigrizia o per timore. Il servo malvagio ha paura. Anche Adamo, dopo essersi allontanato da Dio, dirà: “Ho avuto paura…e mi sono nascosto” (Gen 3,10). E ancora, scrive San Giovanni: “Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore” (1Gv 4,18).
Signore, tu mi dici che, se non amo, perdo tutto, anche me stessa. Ma se ho amore, ne avrò sempre di più, da ricevere e da donare. Come te e il Padre nello Spirito.
Dalle Biografie di Ruggero di Wendover [FF 2292]
L’amico di Dio, Francesco, per molti anni si prodigò, assieme ai suoi frati, nell’annuncio del Vangelo (…) riportando a Dio, da commerciante molto avveduto qual era, il talento ricevuto ridondante di cospicui interessi. Ma venne l’ora per lui di tornare da questo mondo a Cristo, per ricevere, come mercede delle sue fatiche, la corona della gloria che Dio ha promesso a coloro che lo amano.
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