Che figlio sono?
Venerdì XXXI Settimana del Tempo ordinario
Rm 15,14-21 Sal 97 Lc 16,1-8
Beato Giovanni Duns Scoto, sacerdote
Figlio delle tenebre o figlio della luce… è una condizione che dipende dal padre che scegliamo.
La parabola ci insegna, dal comportamento dell’amministratore, come fare per seguire il Padre della luce. Da disonesto, appropriandosi di ciò che non è suo, passa ad essere scaltro e anche saggio, riuscendo a condonare. Forse lo fa solo per trovare un luogo dove stare. Ma questa esperienza lo porta, in qualche modo, a muoversi e ad imitare la pazienza del suo padrone, che gli dà il tempo per trovare una via d’uscita. La parabola ci insegna che solo Dio è padrone dei beni della terra e che ci vengono dati perché con essi possiamo entrare in comunione tra noi. Attraverso i beni possiamo aiutare, ringraziare, edificare, progettare… far circolare la misericordia del Padre! Quindi è proprio nei beni del mondo che noi viviamo il nostro essere figli di Dio e fratelli.
Cambiamo il modo con cui ci attacchiamo ai beni, e cominciamo ad avere un comportamento onesto, libero degno di nostro Padre.
Da figli delle tenebre diventiamo figli della luce, perché abbiamo capito che la vera convenienza è usare bene i beni!
Signore Gesù, donaci la grazia di saper ringraziare Te e i fratelli per i doni che riceviamo ogni giorno.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1246]
Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, quest’uomo ammirabile, ricchissimo per la povertà, sublime per l’umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per la semplicità e cospicuo per l’onestà d’ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente più risplendente dopo la morte.
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