C’è vedere e vedere
Martedì XXXIV Settimana del Tempo Ordinario
Dn 2,31-45 Dn 3 Lc 21,5-11
Gesù annuncia le difficoltà senza sconti, sembra una parola molto dura quella di oggi: parla di carestie, pestilenze, la nostra vita messa a rischio. In più: di quello che “vedete” non resterà nulla. Sappiamo che stanno guardando il tempio di Gerusalemme, una costruzione molto bella, la più bella di quel tempo. Un luogo eretto a nome di Dio. Come mai il Signore è così duro? Si vede che c’è un messaggio importante. Ci sta dicendo di non sopravvalutare le cose, ci sta ricordando la necessità di saper riconoscere le cose eterne da quelle che passano. Quante cose nel tempo ci hanno preso energie, passioni, gli abbiamo dato tanta importanza e poi sono svanite. Quante cose si sono rivelate fragili eppure, in un certo momento, ci sembravano le più importanti. Cosa ammira il nostro sguardo? Cosa vediamo? San Luca usa lo stesso verbo quando racconta che la folla che era venuta a “vedere questo spettacolo”, cioè Cristo Crocifisso, se ne tornava battendosi il petto. Non era certamente bello come il tempio, ma è solo lui il vero “spettacolo”. Vuole dirci che è solo guardando a Gesù crocifisso che possiamo fare attenzione e non essere ingannati, a non lasciarci “portare fuori mira” e non perdere la pace pur nelle tribolazioni.
Padre buono, la nostra vita è nelle tue mani. Insegnaci a vedere il tuo figlio Gesù.
Dalla Leggenda maggiore di san Bonaventura [FF 1038]
Pregando inginocchiato davanti all’immagine del Crocifisso, si sentì invadere da una grande consolazione spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni di lacrime nella croce del Signore, udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: «Francesco, va’ e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!».
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