Benedetta comunione
Giovedì XXXI Settimana del Tempo ordinario
Rm 14,7-12 Sal 26 Lc 15,1-10
Negli ultimi versetti del capitolo 14 dal Vangelo di Luca, Gesù ci dice come deve essere la sequela del discepolo. È un discorso alto, esigente … Gesù alza il tiro! Proprio in questo momento, attratti da Lui, tutti i peccatori e i pubblicani si accostano per ascoltarlo. I peccatori sono quelli che veramente non hanno nulla di giusto, han perso tutto ed hanno solo bisogno di misericordia e di compassione. Gli scribi e i farisei, invece, fanno il contrario: non si avvicinano, ma mormorano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro!”. La mensa è il luogo della comunione, e Gesù non si tira indietro. Anzi, propone questo modo di stare insieme perché è quello più naturale. Non solo: lo stare a tavola implica un certo tipo di relazione che è intima, rivelatrice, ci si scopre un po’. Gesù non esclude nessuno dal banchetto, ma ci dice che, per starci, serve il desiderio di comunione, di verità e di conversione. Ecco, i peccatori del Vangelo stanno a tavola con Gesù perché non hanno paura della loro verità. Desiderano cambiare vita e confidano nella misericordia di Dio.
Signore Gesù, donaci di saper stare con Te.
Dalla Leggenda dei Tre Compagni [FF 1404]
In assenza del padre, quando Francesco rimaneva in casa, anche se prendeva i pasti solo con la madre, riempiva la mensa di pani, come se apparecchiasse per tutta la famiglia. La madre lo interrogava perché mai ammucchiasse tutti quei pani, e lui rispondeva ch’era per fare elemosina ai poveri, poiché aveva deciso di dare aiuto a chiunque chiedesse per amore di Dio. E la madre, che lo amava con più tenerezza che gli altri figli, non si intrometteva, pur interessandosi a quanto egli veniva facendo e provandone stupore in cuor suo.
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