La volpe e la chioccia
Giovedì XXX Settimana del Tempo ordinario
Rm 8,31-39 Sal 108 Lc 13,31-35
Gesù, diretto decisamente verso la città di Gerusalemme, le rivolge un discorso accorato, le parla come ad una persona. In essa infatti sono uccisi e lapidati coloro che vengono a portarle pace, a farle del bene. Non capisce che così fa male a sé stessa. Poi Gesù paragona Erode ad una volpe: un animale che aggredisce la sua preda di notte. Non è particolarmente forte, ma usa l’astuzia per esercitare la sua prepotenza e voracità. È forte il contrasto con un altro animale che Gesù cita, parlando di sé. Un’immagine insolita, sorprendente. La chioccia è il termine per definire la gallina che cova i pulcini. È l’animale completamente dedicato a covare, raccogliere, nutrire, proteggere i suoi piccoli. Sembra che la chioccia, pur non essendo aggressiva, per difendere i suoi piccoli sia capace di una forza inaspettata. Il Signore Gesù, mentre va a donare la sua vita per noi, ci ricorda il suo amore forte e materno, che ci protegge e ci salva.
Signore Gesù, come una madre piena di amore, tu trovi la forza di proseguire il tuo cammino verso la croce. Per il tuo sacrificio noi siamo stati salvati.
Dalla quarta Lettera di Santa Chiara ad Agnese [FF 2906 ]
Alla fine dello specchio contempla l’ineffabile carità, per la quale volle patire sull’albero della croce e su di esso morire della morte più vergognosa. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti su ciò che là bisognava considerare, dicendo: O voi tutti che passate per via, fermatevi e guardate se c’è un dolore simile al mio dolore; rispondiamo con una sola voce, con un solo spirito, a lui che grida e si lamenta: Sempre l’avrò nella memoria e si struggerà in me l’anima mia.
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