E gioia sia
Sabato XXVI Settimana del Tempo ordinario
Bar 4,5-12.27-29 Sal 68 Lc 17,24
Oggi il Vangelo ci invita a notare la differenza tra la gioia che provano gli uomini e la gioia che prova Gesù. I discepoli, come noi, gioiscono perché sperimentano dei risultati positivi, perché vedono realizzati i loro sforzi. Ma in questo caso l’uomo, anche se capace di vincere il male, è ancora troppo al centro. La gioia di Gesù ha radici più profonde. Scaturisce da quella presenza invisibile, e tuttavia unica e fortissima: l’amore del Padre. L’entusiasmo dei settantadue che tornano dalla missione, è una gioia bella e sincera. Ma Gesù ci chiede un passo in più. Ci mostra una prospettiva ancora più alta. “Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cielo”. Gioite, ci dice, perché il Padre mio non dimentica nessuno di voi. Danzate di felicità perché siete conosciuti intimamente e amati infinitamente da Dio.
Dio Padre, Tu hai un progetto di bene grandissimo sulla tua creazione. Fa’ che, nel nostro piccolo, possiamo partecipare anche noi alla sua realizzazione. E questa sia la nostra vera gioia!
Dalla Leggenda perugina [FF 1653]
[…] Se il servo di Dio si preoccuperà di avere e conservare abitualmente la gioia interiore ed esteriore, gioia che sgorga da un cuore puro, in nulla gli possono nuocere i demoni, che diranno: Dato che questo servo di Dio si mantiene lieto nella tribolazione come nella prosperità, non troviamo una breccia per entrare in lui e fargli danno […]
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