Umiltà dell’uomo, grandezza di Dio
Lunedì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
1Tm 2,1-8 Sal 27 Lc 7,1-10
Santi Cornelio e Cipriano, memoria
Il centurione era certamente un uomo con un certo potere, tanto da avere servi e subalterni al suo comando. Era anche un pagano, appartenente al popolo romano, che occupava e dominava su Israele. Eppure i servi lo presentano a Gesù come un uomo buono. Supplicano il Signore che ascolti la sua richiesta, perché ha mostrato di amare il popolo costruendo per loro la sinagoga. E Gesù fa esperienza direttamente dell’umiltà e della fede del centurione: si sente dire infatti di non disturbarsi ad andare, perché basterà “solo una parola” per guarire il servo. Proprio come ad un comandante basta una parola per far agire i subalterni. Ed ecco che un pagano, appartenente al popolo occupatore, viene ammirato da Gesù e posto come modello di fede.
San Paolo ci insegna che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”. L’episodio del Vangelo ci mostra che questo desiderio di Dio si compie quando incontra un cuore umile e caritatevole.
Signore, ascolta la nostra supplica: donaci un cuore umile e attento, capace di fede in te e amore per i fratelli.
Dalle Ammonizioni [FF 177]
Dove è carità e sapienza, ivi non è timore né ignoranza.
Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento […].
Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza.
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