Tu sei riposo
Sabato XXII Settimana del Tempo Ordinario
Col 1,21-23 Sal 53 Lc 6,1-5
La Legge prescrive che nel settimo giorno, lo shabbat, l’uomo si astenga da ogni lavoro e da qualunque semplice azione. È un segno con cui l’ebreo osservante fa memoria dell’opera creatrice di Dio e, con riconoscenza, partecipa al suo riposo. È strano: Gesù sembra scegliere intenzionalmente di guarire, operare, mangiare in giorno di sabato…Con i suoi discepoli insiste nel fare quello che non è lecito. Sì, la sua è proprio una provocazione forte. Ma vuol essere anche un annuncio di bene, perché ogni uomo apra gli occhi, e viva finalmente nella gioia e nella libertà. Il Signore vuole dirci che, con la sua presenza, la salvezza è già qui in mezzo a noi. Il giorno della gioia, della redenzione, della vita vera, è ormai giunto. Il Regno si è fatto vicinissimo. Dio ha visitato e redento il suo popolo!
Veniamo a Te, Signore, noi che siamo affaticati e oppressi, e troveremo ristoro per la nostra vita (cfr. Mt 11,28).
Dal Libro delle Cronache di Angelo Clareno [FF 2125]
Gesù Cristo disse a Francesco [n.d.r.]: «Io chiesi al Padre mio che in quest’ultima ora mi desse un popolo poverello, umile, mite e mansueto, in tutto simile a me nella povertà e umiltà, contento solo di me; che io potessi dimorare e riposare in esso, come dimora e riposa in me il Padre mio, ed esso riposasse e rimanesse in me, come io rimango nel Padre e riposo nel suo Spirito. Il Padre mio mi ha dato te e quanti per mezzo tuo aderiranno a me con tutto il cuore, con fede non falsa e carità perfetta. Io li guiderò e li pascerò; saranno figli per me, e io sarò per loro un padre».
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