Una parola di vita eterna
Sabato III Settimana di Pasqua
At 9,31-42 Sal 115 Gv 6,60-69
“Questa parola è dura”. La parola greca skleros, usata dai discepoli, indica la durezza di qualcosa che ci si aspettava fosse morbido. Gesù ci insegna, nella sua vita, nella sua carne, come vivere fino in fondo la parola che ha annunciato, l’amore donato, il morire a sé stessi che è fonte di vera vita.
Questo non è ciò che molti si aspettavano da Lui. Questo, spesso, non è ciò che noi ci aspettiamo da Dio. Noi vorremmo un Dio “morbido”, che togliesse dalla nostra vita ogni difficoltà o dolore. Per questo la parola di Gesù, che ci invita a ricevere la sua vita e a lasciarci trasformare per poter anche noi diventare pane spezzato per gli altri, è una parola che ci suona “dura”.
Gesù non ci insegna un modo di vivere, una nuova legge: Gesù ci dona la sua vita, attraversando e prendendo su di sé ogni dolore. Così anche noi possiamo vivere della vita divina e donare a nostra volta la vita. Sì, forse anche per noi questa non è sempre la parola che ci saremmo aspettati. Ma è una parola che non inganna, una parola di vita vera, eterna!
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita, tu hai parole di vita eterna.
Dalle Lettere di Santa Chiara ad Agnese di Boemia [FF 2880]
Se con Lui patirai, con Lui regnerai, soffrendo con Lui, con Lui godrai, morendo con Lui sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore negli splendori dei santi e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita e diverrà glorioso tra gli uomini.
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