Gesù esclamò
Mercoledì IV Settimana di Pasqua
At 12,24-13,5 Sal 66 Gv 12,44-50
Gesù venne nel mondo ma i suoi non lo hanno accolto. Allora esclama, grida più forte, ci chiama a credere, perché la posta in gioco per noi è molto alta. Il suo è un appello accorato alla fede, alla vita vera, vita eterna perché vita di Dio, l’Eterno. Gesù ci parla anche di una condanna. Ma non è una condanna “inflitta” severamente all’uomo da qualcuno al di fuori o al di sopra di lui. È una condanna che accade dentro l’uomo, quando la coscienza aderisce alle tenebre e alla menzogna. Una condanna che l’uomo si infligge da solo, preferendo le tenebre alla luce.
Lasciamoci allora illuminare da Dio, confermiamo con forza la nostra fede, nutriamola spesso alla mensa del Pane e della Parola.
Credo Signore, aiutami nella mia incredulità.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF480]
Intanto studiava con tutta la sua mente e con tutto l’amore di conoscere quale modo e quale via potevano essere più adatti per raggiungere una unione ancora più perfetta col Signore Dio, secondo il disegno e il decreto della Sua volontà. E questa fu sempre la sua unica filosofia, il suo supremo desiderio nel quale bruciò finché visse; e chiedeva a tutti, ai semplici come ai sapienti, ai perfetti come agli imperfetti, come poter raggiungere la via della verità e pervenire a mete sempre più alte.
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