Tra il dire e il fare … pregare
Giovedì I Settimana di Quaresima
Est 4,17 ku Sal 137 Mt 7,7-12
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il pregare, ci dice Silvano Fausti! E oggi il Vangelo desidera proprio farci fare questo passo: mettere al centro delle scelte la preghiera.
Nella preghiera Dio annuncia e fa una promessa, Dio si impegna con noi, desidera, darci sé stesso. Ed io, se chiedo senza pretesa, ma con la volontà, con il desiderio e con la fiducia di ricevere, mi accorgo di saper attendere e accogliere quanto mi viene donato nella libertà e nella gratuità. Devo chiedere bene, con umiltà, e devo chiedere il Bene … le altre cose vi saranno date in sovrappiù. Il Signore, con questa indicazione sulla preghiera desidera elevarci. La preghiera non è fatta per stancare Dio, ma per aprirci a Lui. E se, pregando, non ottengo, la preghiera dovrebbe risultare molto più interessante, molto più pura, ci sto ancora perché mi interessa il Signore e il di più che mi fa scoprire. Aumentando così il mio stare con Lui, saremo “liberati dalla mano dei nostri nemici, il nostro lutto si cambierà in gioia e le nostre sofferenze in salvezza”.
Signore Gesù, donaci la perseveranza nello stare in silenzio e nel fermarci, e cercare così il Tuo volto.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [1173]
La preghiera era la sua consolazione, quando si dava alla contemplazione, e quasi fosse ormai un cittadino del cielo e un concittadino degli Angeli, con desiderio ardente ricercava il Diletto, da cui lo separava soltanto il muro del corpo.
La preghiera era anche la sua difesa, quando si dava all’azione, poiché, mediante l’insistenza nella preghiera, rifuggiva, in tutto il suo agire, dal confidare nelle proprie capacità, metteva ogni sua fiducia nella bontà divina, gettando nel Signore la sua ansietà.
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