La fiducia che avvicina
Giovedì II Settimana di Quaresima
Ger 17,5-10 Sal 1 Lc 16,19-31
Un grande realismo trapela da questo Vangelo pieno di contrasto: c’è la vita del ricco gaudente e, accanto a lui, l’esistenza misera del povero. È un vangelo che, in qualche modo, commenta l’esortazione di Geremia: “maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno”. Tanto chiaro e tanto probabile per ciascuno: la fiducia in Dio che non vedo quanto spesso lascia il posto alle sicurezze che vedo, forse alle mie abitudini. E più mi lego alle mie sicurezze, meno divento attento agli altri. La Parola ci ammonisce: la disattenzione all’altro, l’indifferenza sono un abisso che ci impedisce di incontrare Dio, mentre il farsi solidali con chi è nel bisogno ci fa crescere la nostra fiducia in Dio.
Donaci, o Padre, di riconoscere gli abissi che creiamo introno a noi e di sentire tutto il bisogno della tua Grazia.
Dalla Leggenda maggiore di san Bonaventura [FF 1118]
Quando i frati, in Capitolo, gli domandarono qual è la virtù che, più delle altre, rende amici di Cristo, rispose, quasi aprendo il segreto del suo cuore: “Sappiate, fratelli, che la povertà è una via straordinaria di salvezza, giacché è alimento dell’umiltà, radice della perfezione. Molteplici sono i suoi frutti, benché nascosti. Difatti essa è il tesoro nascosto nel campo del Vangelo: per comprarlo, si deve vendere tutto e, in confronto ad esso, si deve disprezzare tutto quello che non si può vendere”.
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