Testimonianza feconda
Venerdì IV Settimana del Tempo Ordinario
Eb 13,1-8 Sal 26 Mc 6,14-29
Durante l’esperienza terrena di Gesù, molti chiacchierano di Lui, pochi lo conoscono e lo riconoscono veramente. Alcuni lo identificano con Giovanni Battista, altri dicono che è Elia, altri ancora affermano che Gesù è semplicemente un profeta. Anche Erode lo identifica con il Battista e l’evangelista Marco ce ne racconta il martirio. Giovanni, un uomo che muore per il Signore, che si lascia perseguitare per dargli testimonianza.
In tutto questo brano di Vangelo emerge l’incrocio tra il dramma della morte di Giovanni e l’ambito di banalità e di potere nel quale si svolgono i fatti. Eppure Erode aveva stima del Battista, lo ascoltava volentieri! Nel Vangelo di Marco, infatti, è Erodiade che lo vuole morto perché redarguita per la sua condotta, mentre Erode lo protegge e veglia sulla sua incolumità: “Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri”. Eppure, il risultato rivela un insieme di relazioni poco benevoli, corrotte, che diventano fonte di uccisione! Da un evento banale, permesso dalla debolezza di Erode, nascono conseguenze gravi! Ma è proprio questa ingiusta morte che diventa anticipazione e feconda testimonianza della morte di Gesù.
Signore Gesù, donaci di amare la bontà e la verità.
Dalla vita seconda di Tommaso da Celano [FF583]
Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell’animo un segno di arcana potenza. Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi. È una coincidenza degna di essere sottolineata.
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