Ritorno alla bellezza originaria
Venerdì V Settimana del Tempo Ordinario
Gn 3,1-8 Sal 31 Mc 7,31-37
Il brano di oggi si trova all’interno della “sezione del pane” dove si spiega che la Parola diventa pane, diventa vita. Questo pane e questa vita sono esattamente l’amore di Dio che si dona a noi.
In questo contesto Gesù si dona guarendo un uomo che gli viene portato mentre stava passando nei territori pagani, mentre sta passando nei territori dell’incredulità. Eppure, proprio qui, il Signore guarisce, riabilita la persona al linguaggio umano e lo introduce nel linguaggio della fede. Effatà, apriti: questa è la Parola che indica l’ordine di guarigione e l’uomo potrà così udire (akou) e parlare (laleo), termini propri che in greco appartengono al linguaggio della comunicazione della fede.
L’uomo del Vangelo è sordo nel senso che riesce in qualche modo a parlare ma non ad esprimersi, cioè emette suoni senza dire niente, farfuglia. Simbolicamente è un uomo che non ha accesso alla parola, sente i rumori della vita, ma non ne capisce il senso. Gesù gli ridona questo senso, gli dona di comprendere la vita e di poterla annunciare! Dopo il miracolo la gente esclama: “Ha fatto bene (bella) ogni cosa!”. Gesù, attraverso i miracoli che sconfiggono il male, riporta la creatura al Progetto originario, quando Dio creò il mondo e l’uomo, e vide che era tutto bello, e molto bello. È bello il mondo dove i sordi odono e i muti parlano; è bello il mondo dove c’è comunione e comunicazione fra le persone, perché il mondo è fatto per questo!
Signore, dì anche a noi Effatà, per vivere relazioni edificanti, e annunciarti con forza e coraggio!
Dalla vita seconda di Tommaso da Celano [FF 705]
Ma chi potrebbe esporre ogni cosa? Quella Bontà ” fontale “, che un giorno sarà tutto in tutti, a questo Santo appariva chiaramente fin d’allora come il tutto in tutte le cose.
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