Mistero di morte e di gloria
Sabato VI Settimana del Tempo Ordinario
Eb 11,1-7 Sal 144 Mc 9,2-13
San Policarpo, Vescovo e Martire, Memoria
Mosè ed Elia sono gli uomini di Dio, a cui l’Eterno si è rivelato. A Mosè, Dio si manifesta con l’immagine forte del fuoco che brucia e non si consuma, fuoco immutabile, eterno. Ma anche come fuoco che purifica e rinnova. Ad Elia invece Dio non si manifesta come fuoco né come vento impetuoso, né come terremoto, ma come il sussurro di una brezza leggera (1Re 19,12). Nella luce della Trasfigurazione, Cristo Gesù si manifesta ai discepoli come il Figlio di Dio, l’amato, sfolgorante nella luce della gloria. Tuttavia è anche il Figlio dell’uomo che, nella debolezza, si incammina verso la croce come un agnello, che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Ecco il suo mistero, Figlio dell’Altissimo, mistero di morte e di gloria, pienamente Dio e pienamente uomo. Come Mosè ed Elia hanno accolto la manifestazione di Dio, così dovranno accoglierla i discepoli. Così dobbiamo accoglierla noi, sapendo scorgere la luce pasquale che si cela nella realtà semplice e umana del nostro quotidiano.
Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Dalle Ammonizioni [FF 144]
E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.
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