Farsi carne tenera
Martedì IV Settimana del Tempo Ordinario
Eb 12,1-4 Sal 21 Mc 5,21-43
Sant’Agata, vergine e martire
Il Figlio di Dio si è fatto carne (cf. Gv 1,14): tieni fisso lo sguardo su di lui, guardalo tangibile, disponibile… ci dice la lettera agli ebrei: è grazie a questa carne che Gesù ha potuto toccare ed essere toccato per rivelarci la tenerezza di Dio, luogo del compimento dell’uomo. Il vangelo di oggi parla di una bambina morta e di una donna sofferente da troppo tempo: il limite e il dolore sono il luogo del “tocco” con il corpo di Gesù e la sua forza. Le due azioni di Gesù sono unite tra loro proprio dal toccare. Sono azioni vietate dalla Legge, eppure qui messe in rilievo come azioni esemplari di castità, perché di liberazione e di carità. Dio ha scelto di toccare chi ama e di lasciarsi toccare: “farsi carne” per l’altro è azione sempre reciproca che comunica la propria alterità e sente l’altrui alterità nella tenerezza. Questo vangelo interpella noi, che abbiamo ricevuto la forza della tenerezza di Gesù: come la manifestiamo attraverso la nostra carne concreta, nello sguardo, nei gesti, nel prudente toccare e lasciarci toccare?
Donaci, o Padre, di avere solo fede e lasciarci purificare dal tuo Spirito perché ci liberi dall’egoismo di voler possedere l’altro e dal timore di perdere qualcosa di noi nelle relazioni.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1142]
Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso.
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