Cosa devo fare ancora per te?
Martedì della VI Settimana del Tempo Ordinario
Gen 6,5-8; 7,1-5.10 Sal 28 Mc 8,14-21
Le letture di oggi possono trovare il loro punto di unione nel “cantico dell’amato” di Isaia al capitolo 5, nel quale si narra l’assiduo lavoro del viticoltore. Le sue cure per custodire la vigna si concretizzano anche in opere straordinarie e dicono l’agire premuroso dell’innamorato verso la persona amata, nell’attesa che il loro amore possa sviluppare i frutti attesi. Eppure il cuore dell’uomo, pur così tanto desiderato da Dio, si indurisce, ha occhi e non vede… non riconosce questo amore, non capisce ancora. E allora Dio, addolorato, domanda: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?” (Is 5,4). Non desiste: ci dona ancora il suo Figlio, il Signore Gesù che viene a cercarci, a donarci il suo amore così concreto. Non si stanca di guidarci: ci dona due consigli. Il primo: “fate attenzione al lievito dei farisei”. Cioè al lievito che è dentro di noi, che tenta spesso di farci accogliere la Parola con superficialità: la riconosciamo come bella e vitale, magari in qualche modo la onoriamo, ma non le permettiamo di cambiarci davvero. Il secondo Gesù ce lo fa capire giocando con i numeri: le opere grandi con lui fioriscono solo dall’umiltà.
Signore Gesù, fa che io muoia per amore del tuo amore.
Dalle Ammonizioni [FF 153]
Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito.
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