Quel “fatto” che ci trasforma
Mercoledì, feria dopo l’Epifania
1Gv 4,11-18 Sal 71 Mc 6,45-52
Siamo anche noi sulla barca come i discepoli, attraversiamo la vita con i suoi venti contrari e le paure, con gli abissi del peccato e i fantasmi della morte. Cosa impedisce ai discepoli di riconoscere Gesù che viene incontro alla loro solitudine? Cosa indurisce ancora il cuore? Non avevano compreso il fatto dei pani, dice Gesù, cioè non avevano capito il segno del suo amore. Questo fatto dei pani forse è stato vissuto superficialmente dai discepoli, come un’esperienza chiusa in sé stessa. Quel pane lo hanno divorato per saziare la fame del corpo. Ma il segno dei pani in realtà era molto, molto di più! Era l’anticipo del dono immenso di amore che Gesù faceva di sé stesso, l’offerta della sua vita per amore nostro. Il fatto dei pani, cioè quell’amore del Figlio che si dona a noi, vince tutti i nostri fantasmi di morte e la durezza del nostro cuore. L’Eucaristia che celebriamo ogni giorno, ci ri-corda, ci “riporta nel cuore” la certezza di essere infinitamente amati dal Figlio di Dio che offre la sua vita per noi.
Signore Gesù, il Pane che ci doni è il tuo amore che ritorna nel cuore e lo guarisce: lo rende capace di amare, compatire, attendere, donarsi.
Dalle Ammonizioni [FF 144-145]
Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile (…) E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo”.
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