Con Gesù è sempre sabato
Martedì II Settimana del Tempo Ordinario
Eb 6,10-20 Sal 110 Mc 2,23-28
Per gli israeliti, il sabato era un dono del Signore, come leggiamo nell’Esodo (31,13): “il sabato è un segno tra me e voi (…) perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica”. Le Scritture parlavano del sabato come di un’esigenza memoriale, uno spazio concesso da Dio all’uomo, lo spazio del “riposo di Dio” (Gn 2,2). È uno spazio di alleanza. Le stesse Scritture, tuttavia, facevano cessare l’obbligo del sabato quando la sua osservanza avrebbe potuto comportare un grave danno per l’uomo, segno che già la sensibilità veterotestamentaria evitava, in qualche modo, di idolatrare l’istituto del sabato. Questo spiega il silenzio imbarazzato dei Farisei alla provocazione di Gesù, che fa conoscere il vero volto di Dio, libero di amare l’uomo, perché Dio è “per l’uomo”. E Gesù, Figlio dell’Uomo, è l’unico che può fare esegesi delle Scritture e interpretare il senso profondo del sabato, perché la sua identità gli permette di cogliere l’adempimento definitivo della bellezza della creazione che può rinnovarsi in ogni persona. Posso chiedermi cosa Gesù voglia rinnovare in me, nella certezza che Lui è il sabato definitivo per ogni uomo, quel “segno tra me e voi” che Dio aveva posto come memoria dell’amore di Dio per l’uomo. Se lo desidero, con Gesù, è sempre sabato.
Signore Gesù, fa che io mi lasci continuamente liberare da te.
Dalla Lettera a Frate Leone [FF 250]
Così dico a te, figlio mio, come una madre: che tutte le parole, che ci siamo scambiate lungo la via, le riassumo brevemente in questa sola frase e consiglio anche se dopo ti sarà necessario tornare da me per consigliarti – poiché così ti consiglio: in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza.
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