Quel giogo che libera
Mercoledì II Settimana di Avvento
Is 40,25-31 Sal 102 Mt 11,28-30
Nel libro del Siracide troviamo un testo molto simile al Vangelo di oggi. Ben Sirach, nel II secolo a.C., scrive: “Avvicinatevi a me, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola… Acquistatela per voi, sottoponete il collo al suo giogo…essa è vicina a chi la cerca” (Sir 51,23). La somiglianza del testo è sorprendente. Gesù, però, non è solo il maestro che parla a chi ha bisogno di istruzione. Ma è il Salvatore, che parla a tutti noi, agli stanchi, agli oppressi, a chi si trova a portare pesi che opprimono. Spesso sono le schiavitù, i legami che ci indeboliscono, le dispersioni che sfiniscono il cuore e tolgono libertà. A volte sono gioghi ingiustamente subiti, altre volte siamo noi che, più o meno consapevolmente, ce ne carichiamo. Ma oggi, ecco un giogo nuovo da prendere: è dolce, leggero e, invece di opprimere, dà ristoro! Questo giogo dolce è la personale relazione d’amore con il Signore Gesù, che libera e fa emergere in noi nuove forze, inaspettate capacità di amare. Il giogo da prendere è la Sua stessa vita donata per noi, il dono mite e umile che Gesù fa di sé stesso al Padre, per amore nostro.
Signore Gesù, l’amore del Padre, riversato nei nostri cuori, ci libera e ci rafforza: rendici capaci di fare, anche della nostra vita, un dono.
Dal Processo di canonizzazione di Santa Chiara [FF 3114]
Sora Baldina da Porzano (…) disse che vide un uscio sopra la madre Chiara, che le era caduto addosso, che ancora non era stato levato (…) Diceva che quell’uscio in nessun modo le aveva fatto alcun male, ma era stato sopra de lei come uno mantello. Ed essa testimonia che quello uscio era de grande peso.
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