Occhi indagatori o cuore sapiente?
Giovedì XXXII Settimana del Tempo Ordinario
Fil 1,7-20 Sal 145 Lc 17,20-25
Al tempo di Gesù, i giudei attendevano l’inizio definitivo del potere regale di Dio sulla terra. Si facevano ipotesi, naturalmente false, sul luogo fisico in cui questo sarebbe avvenuto. Il regno, dice Gesù ai farisei, non è qualcosa che attira l’attenzione. Questo verbo, nelle varie traduzioni, esprime sempre il senso di un’osservazione minuziosa e indagatrice. Lo stesso verbo viene usato per definire il modo in cui i farisei osservano Gesù. Lui attira la loro attenzione, lo controllano, scrutano attentamente ogni suo passo. Ma poi non sono capaci di aprirgli il cuore, di leggere in Lui i segni veri della venuta del Regno di Dio. Gesù poi si rivolge ai discepoli. A loro, con maggiore confidenza, preannuncia la verità della croce: “è necessario che egli soffra molto…”. La croce è necessaria perché svelerà i segni del Regno di Dio in mezzo a loro. Per entrare in questa verità non occorre l’attenzione di occhi indagatori, ma piuttosto un cuore vigilante e puro che sappia leggere i segni dell’amore più grande.
Donaci, Signore, uno sguardo puro e un cuore attento per essere, come Maria, terra disponibile, aperta alla tua grazia.
Dalle Ammonizioni [FF 155]
Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che, per salvare le sue pecore, sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore lo hanno seguito nella tribolazione e nella persecuzione, nella vergogna e nella fame, nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose, e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna.
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