Laudato sii, mi’ Signore
Mercoledì XXXII Settimana del Tempo Ordinario
Tt 3,1-7 Sal 22 Lc 17,11-19
Ciò che Gesù nota e benedice nell’uomo samaritano, è la sua capacità di ritornare indietro a lodare Dio per l’opera che ha compiuto in lui. Ci sono dei cambiamenti belli, delle guarigioni nella nostra vita, che rischiano di passare inosservate al nostro sguardo distratto. A volte è più facile soffermarsi su ciò che manca, piuttosto che su ciò che cambia e cresce. Tornare indietro da Gesù, come fa lo straniero di Samaria, vuol dire saper contemplare l’opera di Dio nella nostra vita, spesso silenziosa. È come il regno di Dio che cresce, è come un piccolo seme che un uomo getta nella terra. “… Dorma o vegli, di notte o di giorno, germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,27). Quando ci accorgiamo della bontà di Dio che lavora in noi giorno dopo giorno, diventiamo riconoscenti e, di conseguenza, cresce in noi quella gioia profonda, stabile, serena. Sì, perché quando imparo a ringraziare, sono molto più felice. La gioia cresce quando realizzo che tutto è un dono della bontà del Padre. In questo, il padre nostro Francesco ha molto da insegnarci!
Davanti a me tu prepari una mensa, sotto gli occhi dei miei nemici. Grazie, Padre buono.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1059]
«Andate» disse il dolce padre ai figli suoi «annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati. Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell’orazione, valenti nelle fatiche, modesti nel parlare, gravi nel comportamento e grati nei benefici. E in compenso di tutto questo è preparato per voi il regno eterno».
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