Generare figli
Martedì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 3,1-6.14-22 Sal 14 Lc 19,1-10
Zaccheo è un pubblicano, anzi, capo dei pubblicani, un uomo detestato e disprezzato, ladro, collaboratore dei Romani. Un pio giudeo non l’avrebbe toccato neanche con la punta di un dito, perché troppo contaminato dalle sue relazioni e dal suo denaro. Gesù, invece, lo sceglie preferendolo a tutti gli altri.
Zaccheo non sembrerebbe avere nessun merito perché Gesù lo consideri, eppure il maestro lo chiama gioiosamente e lo invita a scendere dall’albero in fretta per incontrarlo nella sua casa.
Gesù sa che è necessario essere molto amati per diventare capaci di amare. E, grazie al suo amore senza misura fa scaturire sorgenti di amore, di generosità e di gioia che non si sarebbero mai credute possibili in certe persone. Giovanni Battista diceva: «Dio può da queste pietre far sorgere figli di Abramo» (Mt 3,9). Nel cuore di Zaccheo, apparentemente arido, Gesù ha visto un figlio di Abramo. Zaccheo è sconvolto nel suo profondo da tutta questa attenzione e Gesù lo mostra a tutti con fierezza, come il Padre del figlio prodigo: «Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Signore Gesù fermati con noi oggi e donaci di accoglierti con gioia perché tu possa renderci strumenti attraenti della tua carità.
Dalla Lettera a un Ministro [FF 235]
E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.
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