Vicini o lontani?
Giovedì XXII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 3, 18-23 Salmo 23 Lc 5,1-11
Il profeta Isaia, trovandosi davanti alla gloria di Dio, grida: “Sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono! Eppure i miei occhi hanno visto il re!” (Is 6,4). Così anche Pietro, dopo aver visto la gloria di Dio, cade ai piedi del Signore Gesù. Stupito e turbato, grida tutta la sua indegnità. “Allontanati!” gli dice. Ma il Signore Gesù sembra fare proprio il contrario. Il suo amore, che è sempre vicino, non accetta la nostra lontananza. Più l’uomo percepisce la sua miseria, più Lui teneramente si avvicina: “non temere!”. Come Isaia, come Pietro, forse anche noi a volte percepiamo con maggiore chiarezza tutta la nostra indegnità, sentendoci irrimediabilmente perduti. A volte arriviamo a voler prendere le distanze dal Signore… “Lasciamo stare, non ce la farò mai!”. Ma proprio quello è il momento di riaffermare con forza la nostra fede in Gesù, il Dio-con-noi, il Dio vicino sempre e comunque. Ricordiamoci che la nostra debolezza, se guardata con umiltà e con desiderio sincero di cambiare, per il Signore è sempre un punto di partenza. Stentiamo a crederlo… ma per Lui è un luogo privilegiato! È l’occasione per invitarci a ricominciare, ad accorciare le nostre distanze con la sua bontà, a purificare e rendere più adulta la nostra fede.
Grazie Signore Gesù, perché mentre io ti dico: “allontanati”, tu mi dici: “avvicinati!”.
Il tuo grande amore ci guarisce e ci trasforma.
Dai Fioretti di San Francesco [FF 1837]
Santo Francesco, con molte lagrime e sospiri e picchiare di petto, dice ad alta voce: «O Signore mio del cielo e della terra, io ho commesso contro a te tante iniquità e tanti peccati, che al tutto son degno d’esser da te maledetto».
E frate Lione risponde: «O frate Francesco, Iddio ti farà tale, che tra li benedetti tu sarai singolarmente benedetto (…) imperò che chi sé umilia sarà esaltato. E io non posso altro dire, imperò che Iddio parla per la bocca mia».
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