Peccatori amati
Giovedì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 15,1-11 Sal 117 Lc 7,36-50
Un uomo, fariseo, e una donna, peccatrice. Entrambi conoscono Gesù, entrambi – possiamo pensare – si sono sentiti in qualche modo amati da Lui e hanno scelto un modo di contraccambiare. Simone invita a pranzo il maestro, la donna gli bagna i piedi con le sue lacrime, glieli asciuga con i suoi capelli, li bacia e li copre di profumo. E Gesù insegna: «Colui al quale si perdona poco, ama poco». L’intima presunzione di essere giusti, malattia che spesso Gesù riscontra nei farisei, è ciò che impedisce all’uomo di ogni tempo di lasciarsi perdonare. Non si tratta di fare una classifica o una misurazione del peccato, ma di riconoscere che nel cuore di ciascuno di noi c’è una parte che resiste al Signore, che oppone resistenza, che si lascia tentare e cade nel peccato. Nella misura in cui ci riconosciamo, nella verità, piccoli e peccatori, diveniamo capaci di accogliere la misericordia di Dio e di usare misericordia verso i fratelli. Chiediamo al Signore la grazia di conoscere sempre più in profondità il nostro peccato e di saperlo consegnare nelle sue mani, per ricevere da Lui il suo perdono e il suo amore grande.
Rendiamo grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dalle Ammonizioni [FF 153-154]
Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito. E tutte le creature, che sono sotto il cielo, per parte loro servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te. E neppure i demoni lo crocifissero, ma tu insieme con loro lo hai crocifisso, e ancora lo crocifiggi quando ti diletti nei vizi e nei peccati. Di che cosa dunque puoi gloriarti? […] In questo possiamo gloriarci, nelle nostre infermità e nel portare sulle spalle ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo.
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