Domenica 23 settembre 2018, XXVª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Marco 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Dalle Fonti
Leggenda minore V,VI: FF 1371
Intanto che egli parlava loro e portava molti argomenti per dimostrare i benefici che Dio ha fatto alle creature e le lodi che essi dovevano tributargli, gli uccelli, dimenandosi in mirabil modo, si misero ad allungare il collo, a stendere le ali, ad aprire il becco e a fissarlo con attenzione, come se si sforzassero di sentire quei suoi discorsi così ammirevoli ed efficaci. Era davvero giusto che l’uomo pieno di Dio si sentisse attratto da un sentimento di pietà e d’umanità verso tali creature prive di ragione, mentre esse, a loro volta, in un modo così meraviglioso si sentivano attratte verso di lui e stavano attente quando le istruiva, obbedivano quando comandava; si rifugiavano da lui con sicurezza, ed egli le accoglieva; senza difficoltà rimanevano con lui, ed egli le teneva con sé.
Alla vita
Chi accoglie un bambino accoglie Gesù e chi accoglie Gesù accoglie il Padre. Ci verrebbe da dire grazie a Gesù perché ci chiede di accogliere un bambino e non mette in mezzo agli apostoli un lebbroso. Un bambino sembrerebbe molto più facile da accogliere eppure anche nella nostra Italia benestante quanti bambini continuano ad essere rifiutati. Quante centinaia di migliaia di pillole del giorno dopo vengono consumate, quante interruzioni volontarie di gravidanza continuano ad essere svolte negli ospedali, quanti pochi bambini nascono. L’arrivo di un figlio si è trasformato da essere una gioia e una risorsa per la famiglia ad essere un problema. I bambini vengono calcolati, misurati e non devono intaccare la nostra capacità di godimento. Se accolgo un bambino questo è solo perché è un mio desiderio, perché mi realizza, perché mi rende felice. Il centro resto io e non lui. Mio figlio è funzionale al mio benessere e non io al suo. Gesù perdonaci per aver distorto la tua indicazione, Gesù perdonaci se non ti accogliamo.
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