Cosa ho in comune con chi?
Martedì della XXI Settimana del Tempo ordinario
1Cor 2,10-16 Sal 144 Lc 4,31-37
“Cosa vuoi da noi?” grida l’uomo posseduto nella sinagoga. In realtà, la traduzione più fedele è: “Che cosa abbiamo in comune con te?”. Era una frase giuridica, cui si ricorreva quando due persone proprio non riuscivano a trovare un accordo in tribunale. Era la formula che si usava per sancire il fatto che non c’era niente che si potesse fare. Qui siamo in sinagoga e queste parole sono pronunciate da un uomo che ascolta la Parola, forse era anche abituato a farlo. Ma in questo giorno, quest’uomo senza nome che può essere ciascuno di noi, viene messo allo scoperto dalla Parola autorevole di Gesù dalla domanda “segreta” cui si faceva guidare: cosa ho in comune con te? Questo è il “lavoro” del male che ci fa pensare di non avere nulla in comune con l’altro, con il fratello. È il pensiero che ci fa mettere barriere nelle relazioni ed è un pensiero, come dice san Paolo, che ci lascia alle nostre sole forze in balia del peccato, senza poter comprendere le cose dello Spirito di Dio. Stiamo dunque spesso con la Parola: essa ci rivela i nostri pensieri, perché possiamo affidarli alla potenza di Gesù ed essere in relazione piena con lui.
Permettiamo allo Spirito di farci conoscere le domande “segrete” che collaborano con il male, perché possiamo avere in comune tutto con Gesù e volere bene ai nostri fratelli.
Dalle Ammonizioni [FF 165]
Veramente puri di cuore sono coloro che disdegnano le cose terrene e cercano le cose celesti, e non cessano mai di adorare e vedere il Signore Dio, vivo e vero, con cuore e animo puro.
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