Chiave per il dolore
Martedì della XXIV Settimana del Tempo ordinario
1Cor 12,12-14.27-31 Sal 99 Lc 7,11-17
San Giuseppe da Copertino, Memoria
Nain significa delizioso, piacevole… eppure il racconto inizia narrando la morte di un figlio di madre vedova. Quanto dolore… come può essere “piacevole”? Dobbiamo cogliere la chiave del racconto. Questa sta nell’annotazione dell’evangelista Luca che riferisce l’atteggiamento di Gesù verso la madre: compassione. È il figlio di Dio che si avvicina, si fa prossimo al dolore umano e gli offre consolazione.
L’evangelista Luca per la prima volta dopo il racconto della nascita chiama Gesù con il titolo di Signore: è lui solo che vince la morte e il dolore, donandogli un senso con la sua tenerezza. E di più: lo assumerà e lo porterà con sé sulla croce, donandoci la speranza certa di un Dio che è dentro ad ogni dolore per donare pace con la sua compassione. Questo solo ci dona di gustare la piacevole presenza del Signore anche nelle situazioni in cui non ci sembra di scorgere un seme di vita.
“O sei oro, o sei ferro: se sei oro, la sofferenza ti purifica se sei ferro la sofferenza ti toglie la ruggine” (s. Giuseppe da Copertino): regna tu, Signore, sovrano su di noi con la tua dolce compassione.
Dalla Legenda Maggiore [FF 1134]
La pietà lo elevava a Dio per mezzo della devozione, lo trasformava in Cristo per mezzo della compassione, lo faceva ripiegare verso il prossimo per mezzo della condiscendenza e, riconciliandolo con tutte le creature, lo riportava allo stato di innocenza primitiva. Per essa sentiva grandissima attrazione verso le creature, ma in modo particolare verso le anime, redente dal sangue prezioso di Cristo Gesù; e, quando le vedeva inquinate dalle brutture del peccato, le compiangeva con una commiserazione così tenera che ogni giorno, le partoriva, come una madre, in Cristo.
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