Lunedì 6 agosto 2018, TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
Dal Vangelo
Marco 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Dalle Fonti
Leggenda minore I,VIII: FF 1337
Da allora, amante di tutta l’umiltà, si dedicò ad onorare i lebbrosi, per imparare, prima di insegnarlo, il disprezzo di sé e del mondo, mentre si assoggettava alle persone miserabili e ripudiate, col giogo del servizio. E in verità, prima egli era abituato ad avere in orrore i lebbrosi più che ogni altra categoria di uomini, ma quando l’effusione della grazia divenne in lui più copiosa egli si diede come schiavo ad ossequiarli con tanta umiltà di cuore che lavava i piedi e fasciava le piaghe e spremeva fuori la marcia e ripuliva la purulenza. Perfino, per eccesso di fervore inaudito, si precipitava a baciare le piaghe incancrenite: poneva, così, la sua bocca nella polvere, saziandosi di obbrobri (Cfr Lam 3,29-30), per assoggettare con piena potestà l’arroganza della carne alla legge dello spirito e, soggiogato il nemico di casa, ottenere in pacifico possesso il dominio di sé.
Alla vita
L’esperienza che Gesù vive, insieme ai tre discepoli, della trasfigurazione, indica a noi quale sarà il nostro premio nel compimento del nostro vivere alla Sua sequela. Come Francesco nel servizio ai lebbrosi stava trasformando il suo cuore per renderlo secondo il desiderio del Padre, così anche noi, lentamente, possiamo arrivare a trasfigurare noi stessi. Possiamo trasformare il nostro cuore incapace di amare, timoroso, rinchiuso in se stesso, lamentoso, in un cuore che ama, capace di servire, per grazia, ciò di cui prima avevamo ribrezzo. Capace di amare quel collega di ufficio arrogante ed insopportabile, di vedere l’insicurezza che abita il suo cuore, di ammonirlo ma amorevolmente, di pregare incessantemente per lui e per la sua conversione, di proporgli un percorso di fede. Il premio allora sarà scoprirci liberati da noi stessi e capaci di amare come Cristo.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.