È qui la festa?
Giovedì XX Settimana del Tempo Ordinario
Ez 36,23-28 Salmo 50 Mt 22,1-14
Nella Parabola di oggi si descrive la storia di un equivoco: c’è l’invito generoso a condividere la gioia di una festa. Ma gli invitati lo ricevono come una seccatura da evitare, o un’offesa da rifiutare, addirittura con l’insulto e la violenza. Poi segue una lezione importante, che capiamo meglio tenendo conto di un’antica tradizione semitica: lo sposo, all’ingresso del banchetto, accoglieva i suoi invitati donando loro l’abito nuovo. Era il vestito appropriato per entrare a condividere la gioia nuziale e la vita nuova degli sposi. L’abito nuziale, quindi, non apparteneva all’invitato, ma era un dono da ricevere dalle stesse mani dello sposo. Quest’uomo che non indossa l’abito nuziale non è semplicemente un tale mal vestito, stanato tra i commensali. È piuttosto qualcuno che ha volutamente rifiutato il dono, ha respinto di prepararsi degnamente alla festa degli sposi. Non possiamo pensare di entrare a condividere la gioia di Dio senza un nuovo “abitus”. C’è qualcosa di cui disfarsi con decisione. E poi c’è un abito di umiltà e bellezza, di purezza e di amore, da indossare per entrare davvero nella festa!
Padre buono, fa che ci lasciamo cambiare Te.
Dal Trattato dei miracoli [FF 826]
Francesco (…) indossò un abito di penitenza fatto a forma di croce. In quell’abito (…) il Santo testimoniò soprattutto il mistero della croce, in quanto che, come la sua mente si era rivestita del Signore crocifisso, così tutto il suo corpo si rivestiva esteriormente della croce di Cristo, e, nel segno col quale Dio aveva debellato le potestà ribelli, in quello stesso poteva militare al servizio di Dio il suo esercito.
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