Il Testamento di santa Chiara
Chiara detta le sue ultime volontà quando ancora non sa che la sua Regola è stata approvata; quando il rapporto, fattosi burrascoso, con i frati ancora non s’è quietato; insomma quando le realtà umane per cui aveva caparbiamente lottato una vita paiono travolte da volontà avverse.
Cosa diviene il suo testamento? Un magro e lagnoso bilancio? Un’invettiva? Un ripiegamento difensivo su sé stessa?
No! In una parola: il futuro! Non un vago e pio sogno, bensì il Futuro, che, per lei morente, è entrare nell’Eterno Amore di Dio; per le sorelle, presenti e di ogni tempo, e per ogni credente, è il pellegrinaggio quotidiano attraverso i giorni, nella sequela di Gesù a lode di Dio.
Le ultime volontà di una donna apparentemente sconfitta sono, dunque, l’orante memoria dell’opera eternante di Dio nella storia di singoli uomini e singole donne, ossia nella vita di Chiara e delle sorelle, che la santa declina sempre in un corale “noi”, ma prima ancora nella vita di Francesco, il Padre, il Santo e Beato.
Chiara non è sentimentale, non è lirica, è “materica”, quasi spigolosa nel suo dire: pane al pane, vino al vino. Tutto è chiaro in Chiara che per tutta la propria vita ha cercato di collocarsi nella luce bruciante ed esigente del Padre delle Misericordie, nelle orme del Suo Figlio diletto, nella “forma” indicata con le parole e l’esempio da Francesco. Tutto è chiaro e perciò stesso umile.
Clarità ed umiltà, ecco il binomio che tra i tanti aspetti del testamento vorremmo sottolineare.
Il dire di Chiara è nitido, quasi spigoloso, dicevamo, essenziale, pur nel suo fraseggio ricco, perché in Chiara è luminosa la Verità di Dio su sé stessa, sull’esistenza, sul senso del vivere tra le gioie e il tanto patire.
Dio provvede, Dio chiama per nome e accudisce, Dio assiste, Dio dona; la creatura può rispondere, se vuole, può e dovrebbe, amante amata, rispondere con tutta sé stessa, affidando tutta sé stessa alla volontà del Padre delle Misericordie. E proprio nel tentare la sequela ogni piccola creatura, con e per la grazia di Dio, si fa grande perché Figlia, Sorella e Madre di Gesù Cristo; si fa immagine di Colui che per noi soffrì la croce, si fa specchio e modello per gli altri nella sequela Christi.
Chiara sa tutto ciò e lo crede e per questo vede sfolgorare l’opera di Dio nella propria vita e con serenità dichiara, senza falsa modestia, di aver osservato e fatto osservare la santa Povertà che fu di Cristo nell’accettare la volontà del Padre per amore degli uomini, di essere per tal ragione modello alle altre sorelle e al mondo.
Chiara è nella luce chiarissima. Ha trovato la roccia della propria esistenza, l’Altissima Povertà, la nudità della terra, dell’humus, di cui Dio l’ha plasmato e nella quale ha incarnato il proprio Figlio. Essere dunque terra scura, schiarita dalla Luce feconda del Padre, fa nascere la pianticella; essere terra scura illuminata dalla Triplice luce di gloria infinita fa diventare Chiara madre e pianticella che non è più il seme isolato dell’io ma il ramo gemmato del “noi”.
Essere nella luce della verità ci renda terra feconda come fu Chiara humilis ancilla del Crocifisso, e come Chiara ci faccia membra del noi che è il Corpo di Cristo.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.