Giovani frati tra gli Scout – testimonianze #14
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«In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me» [Mt 25, 40]
Nella parrocchia in cui presto servizio quest’anno, mi è stato chiesto di affiancarmi al gruppo Scout dei Lupetti, partecipare alle attività organizzate dai capi e curare un pochino la dimensione “spirituale”. Per me si trattava della prima esperienza con gli Scout e non sempre mi è stato facile entrare in questo mondo.
Circa verso Natale ha cominciato a partecipare ai nostri incontri anche Maria, una bambina affetta da sindrome di Down. I capi scout mi hanno riferito che questo era un esperimento, perché prima d’ora non avevano mai accettato bambini con questo tipo di problemi, per il fatto, abbastanza comprensibile, che essere scout comporta anche un’abilità e un impegno fisico non indifferente. Comunque su invito del parroco hanno deciso di provare.
Io confesso di aver provato fin da subito forte tenerezza per Maria, soprattutto perché si dimostra molto affettuosa verso le persone che incontra. La prima cosa che fa quando qualcuno la saluta e le rivolge qualche attenzione è di sorridere con quei suoi graziosi occhiolini a mandorla celesti. Poi passa subito ad abbracciarti, toccarti, accarezzarti tutto il corpo, soprattutto le mani. E se non sei tu a staccarla dolcemente e a portarla dagli altri bambini per giocare con loro resterebbe con te tutto il tempo. Non è la prima volta che mi relaziono con le persone Down e so benissimo che esse hanno una sensibilità e un’affettività più immediata e spontanea. Però sento che la presenza di Maria non è stata casuale e nasconde qualcosa di più profondo per me, per i capi scout e per gli altri lupetti.
Ammetto anche che non sempre è facile proporre a lei le attività e i giochi preparati, anche se si cerca di adattare molto alle sue possibilità. Alcune cose non le fa, altre si fanno assieme. È bello, però, vedere come alcuni bambini quando notano qualche sua difficoltà o distrazione la aiutano e si prendono cura di lei.
È questo rallentare e prendersi cura, forse, il messaggio profondo che nasconde la presenza di Maria. Con lei si devono un po’ cambiare i ritmi, i tempi, i programmi stabiliti, trovare altre vie per comunicare, accogliere le sue fragilità ma anche saper valorizzare ciò che sa dare e fare. E questo penso sia un’esperienza molto evangelica e francescana per me ma anche per tutti gli altri lupetti.
Dice una celebre canzone scout: “danza la vita al ritmo dello spirito, danza, danza al ritmo che c’è in te”. Queste parole le sente molto vicine a quanto stiamo vivendo grazie alla presenza di Maria: ogni vita è una danza agli occhi del Signore ma non c’è un ritmo e un tempo stabilito. Ognuno ha i propri. Ciò che conta è restare in questa danza, lasciandosi guidare dai passi dello Spirito che appunto soffia dove vuole.
fr. Francesco C.
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