Di due, ha fatto una cosa sola
Giovedì VII Settimana di Pasqua
At 22,30; 23,6-11 Sal 15 Gv 17, 20-26
Gesù sapeva bene che si stava avvicinando la sua ora (cfr. 13,1), tuttavia non si chiude nel suo dolore, nella paura della morte, nel rancore per il rinnegamento e l’abbandono. Ma, proprio in quest’ora, prega il Padre con tutte le forze: lascia da parte il suo turbamento per immergersi in una preghiera confidente e generosa, pensando al bene dei discepoli, di tutti noi, al tuo bene e al mio. Si preoccupa di coloro che lascia, e pensa anche a chi, attraverso la loro testimonianza, lo conosceranno e lo ameranno, cioè a noi. E per tutti chiede il dono dell’unità. L’unità tra di noi non è il risultato di uno sforzo eroico, ma è dono della croce del Signore Gesù. Infatti “in Cristo Gesù noi che un tempo eravamo lontani, siamo diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne” (cfr. Ef 2,13-14).
Signore Gesù, l’offerta della tua vita sulla croce sia la sorgente inesauribile a cui attingere la forza di essere uniti tra noi.
Dalla Lettera ai Fedeli [FF 201]
Oh come è santo e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato”.
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